Il messaggio a Garcia
Conoscete la storia del messaggio a Garcia? Forse sì, è molto famosa. Ne ho ritrovato una copia tra i vecchi documenti sulla scrivania di mio padre e mi ha fatto piacere rileggerla. E' molto bella, fa riflettere su noi stessi e sui nostri amici, conoscenti collaboratori. La riporto qui di seguito così come la ho trovata.
Nell’anno 1899, durante la guerra ispano-americana, un generale degli Stati Uniti, Garcia, venne assediato con le sue truppe sull’isola di Cuba.
Garcia fu obbligato a nascondersi nell’interno della giungla. Nessuno sapeva dove. Non aveva nessun contatto con il mondo esterno. Né lettere, né telegrammi potevano raggiungerlo, ma il presidente degli Stati Uniti, McKinley, doveva in tutti i modi prendere rapidamente contatto con lui.
Che fare?
Uno dei collaboratori del Presidente diede un consiglio: “Io conosco un uomo che riuscirà a trovare Garcia. Il suo nome è Rowan.”
Il presidente fece venire questo Rowan, gli porse una lettera dicendogli: “Consegnate questo scritto al generale Garcia e portatemi una sua risposta. ” Rowan rispose: “Sì, signor presidente, sarà fatto!“.
Come Rowan avesse sigillato lo scritto in seta oleata e se lo legasse al petto, come avesse raggiunto, in barca, dopo quattro notti di nebbia, le coste cubane, scomparendo nella giungla, come avesse portato a termine la sua missione, sono particolari sui quali non staremo a dilungarci.
Rowan non fece domande, le risposte se le cercò da sé.
Importante resta per noi il fatto che Rowan, prendendo in consegna la lettera, aveva detto: “Sì, signor presidente, sarà fatto!”. Questo era tutto! Non aveva fatto domande sciocche: dov’è Garcia? Come arriverò sull’isola? Dovrò affittare o comperare una barca? Come farò a ricercare un uomo nella giungla, come attraverserò le linee nemiche senza farmi scoprire? Da chi riceverò i soldi per pagare il viaggio?
McKinley gli aveva dato un incarico e lo lasciava rispondere a tutte le eventuali domande che il caso gli avrebbe sottoposto durante la sua missione. McKinley sapeva perfettamente che non era possibile prevedere tutte le situazioni.
Questa vicenda dall’aspetto tanto ovvio e comune, è stata pubblicata anni fa in una rivista con il commento che riassumiamo più avanti.
Fino ad oggi “Il messaggio a Garcia” è stato tradotto in quasi tutte le lingue del mondo ed è stato stampato in più di 40 milioni di copie.
Ed ecco il commento.
La figura di Rowan dovrebbe essere molto più nota; dovrebbe essere messa, come monumento, in molte università e scuole. I nostri giovani non hanno bisogno di scienza attinta dai libri, di cognizioni su ogni materia. Quello che necessita loro è acciaio nella colonna vertebrale e midollo nelle ossa; è quella forza di carattere che permette loro di restare fedeli al loro compito, che li pone in grado di concentrare le proprie energie, di affrontare gli eventi, di trasmettere il messaggio a Garcia.
Chi si impegna a cimentarsi in un’impresa qualsiasi e che per questo necessita del lavoro delle mani altrui si spaventerà sempre constatando l’ottusità dell’uomo medio, la sua incapacità o malavoglia a concentrarsi su qualcosa e portarlo a termine.
Indifferenza imperdonabile, negligenza, sbadataggine e scarso rendimento sono all’ordine del giorno, tanto che, spesso, l’impresa è destinata a fallire.
Volete che ve lo dimostri con un esempio?
Siete seduti alla vostra scrivania con sei impiegati a portata di voce.
Chiamate chi vi è seduto più vicino e gli dite: “Per favore consulti un'enciclopedia, e mi faccia una breve relazione sulla vita del Correggio”.
Il vostro uomo risponderà: “Sissignore!” e si metterà subito al lavoro? Certamente no! Vi guarderà stupefatto e vi porrà senz’altro varie domande di questo tipo: “Chi è Correggio? Dove la trovo l’enciclopedia? Quale enciclopedia? Fa parte dei miei compiti? Non si tratterà di Bismarck? Non potrebbe farlo il Carletto? Non sarebbe meglio che le portassi l’enciclopedia in modo che lei possa cercarsi personalmente le notizie? A cosa le serve?”.
Se anche voi rispondeste pazientemente a tutte queste domande e gli spiegaste dettagliatamente dove trovare l’informazione e a quale scopo vi serve, scommetto uno contro dieci che andrebbe diritto filato a chiedere aiuto al collega più vicino e, come conclusione, verrebbe a dirvi che Correggio non esiste.
Se siete furbi non vi prenderete neppure la briga di spiegare al vostro “assistente” che nell’indice Correggio si trova sotto la lettera “C” e non “K”; anzi, sorridendo dolcemente gli direte: “Già fatto”, e andrete a cercarvi da solo quello che vi serve.
Questa incapacità ad agire autonomamente, questa ottusità di spirito, questo non volersi dare da fare, è ciò che allontana nel tempo il vero socialismo. Gente che non si vuole dare da fare neppure per il proprio interesse come potrà agire per gli altri? Cosa faremo quando i frutti del loro lavoro dovranno andare a vantaggio di tutti?
“Guardi il mio contabile”, mi ha detto un giorno il direttore di una grossa impresa.
“Sì, e allora?“.
“Indubbiamente, quest’uomo è un abile contabile. Immagini, però, che io gli affidi una commissione da fare in piazza. Lei pensa che la eseguirebbe in modo soddisfacente? Forse, o forse si fermerebbe al bar e, giunto in piazza non si ricorderebbe neppure il motivo del suo incarico”.
Chi potrebbe affidare, a quest’uomo, un messaggio per Garcia?
Io conosco un uomo sotto molti aspetti veramente brillante, ma che non avrebbe la capacità di dirigere una propria impresa. Anche come impiegato vale poco, perché vive con il sospetto che il suo padrone lo opprima o che nutra l’intenzione di opprimerlo. Non sa impartire ordini, né riceverli. Se si dovesse affidargli il messaggio per Garcia, molto probabilmente risponderebbe: “Lo porti lei!“.
Perciò, in un mondo sempre più difficile, voglio spezzare una lancia in favore dell’uomo capace che si accanisce contro gli ostacoli e dirige gli altri.
Nella mia vita ho fatto lavori umili e mi sono guadagnato il pane con difficoltà, ma sono stato anche a capo di operai. Sì, io conosco le due facce della medaglia e posso affermare che in tutti e due i casi c’è da dire qualche cosa; tra l’altro anche questo: non necessariamente ogni datore di lavoro è altezzoso e avido di guadagno, così come non è detto che ogni povero debba essere virtuoso. Il mio amore e rispetto va a coloro che svolgono il proprio lavoro, indipendentemente che il capo sia presente o no; a coloro che prendono in consegna il messaggio a Garcia senza formulare sciocche domande e recondite intenzioni di gettare la lettera nel più vicino tombino o, sa Dio che altro ancora, ma tutto per non doverla recapitare.
L’uomo al quale penso non viene licenziato, né ha bisogno di mercanteggiare e, men che meno, di scioperare per un aumento di stipendio. Ciò che egli esige, gli viene concesso. Di lui si ha bisogno in ogni regione, in ogni città, in ogni paese, in ogni ufficio, in negozi, aziende e fabbriche. Il mondo lo cerca, lo chiama, ha bisogno urgentemente di lui. È l’uomo che porterà il messaggio a Garcia.
Riconoscete nella vostra attività un impegno personale o vi limitate ad eseguire?
Non so quale significato abbia per voi questa storia, ed il commento della rivista che l’ha pubblicata, che è riportato qui. È una storia vecchia, antiquata? O ci vuole forse dire questo: anche oggigiorno, chi vuole fare cose eccezionali deve essere pronto ad assolvere il suo incarico con ostinazione, nonostante difficoltà, contrarietà, insuccessi, deve assolvere la propria missione.
Cosa vuol dire?
Darsi da fare da soli.
Significa essere pronti a ragionare da soli, decidere da soli, agire da soli, assumersi la responsabilità di abbattere ogni ostacolo che incontriamo lungo il nostro cammino.
Non voglio aggiungere ulteriori commenti, è una storia sulla quale è bello riflettere tra sè e sè.
É vero tuttavia che nella mia attività professionale incontro spesso situazioni nelle quali questo impegno ad agire autonomamente, responsabilmente, con l'unico obiettivo di giungere al risultato viene meno. Perchè succede? Cosa si può fare su se stessi e per la propria impresa perchè ciò non accada, perchè la nostra organizzazione non ne soffra?
Spesso è un problema personale, che porta a non essere coinvolti ed essere anzi passivi. Talvolta è un problema aziendale, soprattutto quando l'ambiente di lavoro viene sentito estraneo, non coinvolgente.
É importante riconoscerlo, individuarne le cause, intervenire a soluzione. Ci sono metodi di lavoro (Scrum ad esempio è un approccio coinvolgente che favorisce la generazione di contributi individuali) che aiutano a superarlo. Adottarli con percorsi formativi e di change management è utile
Spesso è utile anche affiancare le persone per aiutarle a sviluppare atteggiamenti positivi, ed il coaching è una modalità di intervento molto utile a questo scopo: abbiamo definito alcune modalità di interento specifiche a questo scopo, La Squadra Efficace e Sestante.
Volete approfondire il discorso? Chiamateci, sarà un piacere parlarne assieme!