Gioco di squadra, facile a dirsi …..

Perché un team fornisca un contributo elevato è necessario costruirlo e gestirlo con attenzione. 

È ormai universalmente accettato che uno dei fattori di successo per la collaborazione costruttiva nelle aziende sia il cosiddetto “gioco di squadra”; non si legge un’intervista o un caso di successo senza che questo elemento non sia messo in risalto. 

Un team che funziona al meglio è in grado di fornire un contributo di creatività,competenza profondità che un singolo individuo difficilmente potrà mai raggiungere: tuttavia è lecito chiedersi quanti siano nella realtà i team “efficaci” e cosa succeda quando non lo sono. 

I team vanno gestiti con attenzione: prima ancora però è necessario chiedersi se siano la soluzione giusta al problema da affrontare. La lamentela sul tempo eccessivo passato in riunioni includenti è molto diffusa e discende da una errata concezione della natura e dell’organizzazione del concetto di “lavoro di squadra”.

Una ricerca di Richard Hackman dell’Università di Harvard su 120 team di senior executives ha trovato che meno del 10% dei presunti membri concordava su chi effettivamente fosse parte della squadra; se è così difficile rendere condivisa la compagine, figuriamoci che cosa succede quando si desideri una opinione comune sugli obiettivi!  Un lavoro di squadra carente può portare a confusione, ritardi e a decisioni sbagliate. La qualità delle decisioni e della loro esecuzione è un punto davvero critico: una scarsa qualità, anche se accompagnata da un elevato livello di impegno verso la sua attuazione, genera solo una rapida implementazione della cosa sbagliata, per contro una buona decisione senza impegno vanifica tutti i benefici attesi.

Riunirsi in gruppi per sopravvivere e perseguire obiettivi comuni è stata la prima forma di organizzazione sociale dell’umanità: tuttavia un gruppo è qualcosa di molto differente da un team che per essere tale prevede la condivisione di obiettivi, metodi o  processi di lavoro ed una reciproca assunzione di responsabilità tra componenti. Questi sono gli elementi che definiscono una squadra anche se è necessario porre attenzione anche alla numerosità ed alle competenze dei membri. 

Come si costruisce una squadra a partire da un gruppo di persone? Susan Wheelan, consulente e docente alla Temple University, propone un modello di sviluppo analogo a quello relativo allo sviluppo personale: si passa dall’infanzia caratterizzata dalla dipendenza, all’adolescenza ove vi sono periodi di conflitto, alla fase di giovane adulto quando si investe tempo nella creazione di relazioni basate sulla fiducia in preparazione della carriera lavorativa che diventa poi la parte importante della vita nella fase adulta matura.

Per costruire un team efficace è necessario percorrere quattro fasi analoghe.  

  • Nella prima i membri del gruppo dipendono dal leader designato, sono preoccupati rispetto al fatto di essere accettati, si esprimono in termini molto formali e cortesi. È necessario creare senso di appartenenza e sviluppare lealtà verso il gruppo, il leader si deve far carico di creare un ambiente dove i partecipanti si sentano in grado di contribuire con idee e suggerimenti.
  • Nella seconda fase, come nell’adolescenza, si genera conflitto perché i membri cercano l’indipendenza dal leader ma anche un insieme condiviso di obiettivi, valori e procedure operative. Il conflitto svolge un ruolo positivo ma va evitato che diventi interpersonale perché verrebbe bloccato lo sviluppo, una positiva risoluzione dei diversi punti di vista crea fiducia e coesione.
  • Nella terza fase ci si focalizza molto più sul compito che non su status e potere, il leader non è più direttivo e la struttura della comunicazione diventa più flessibile. Una visione comune permette di consolidare relazioni positive tra i membri, vengono avviati confronti e negoziazioni mature sui ruoli e procedure organizzative.
  • Finalmente nella quarta fase il team offre prestazioni di alto livello: il lavoro è ben fatto, le decisioni sono prese in modo informato e razionale, i conflitti sul compito sono incoraggiati ma non minano la coesione. La delega diventa quasi naturale a fronte della maturità dei membri e della chiarezza dei ruoli, vengono creati dei sottogruppi di lavoro che tuttavia sono altamente integrati nel team. La cooperazione è massima. 

Alcune avvertenze finali. Bisogna essere pazienti, una squadra richiede tempo per essere costruita, l’esperienza insegna che nel migliore dei casi ci vogliono 6-8 mesi per arrivare alla fase 4. Una riunione non crea un team ma semplicemente avvia il processo descritto. Un inizio balbettante è normale, il conflitto è un segno positivo di crescita, senza di esso non si può sviluppare fiducia, tuttavia non deve diventare un confronto di personalità ma rimanere focalizzato su compiti, ruoli, processi. Ogni membro del gruppo deve sentirsi responsabile del risultato collettivo, è insensato e improduttivo aspettare che altri o il leader risolvano eventuali problemi, così come è necessario essere puntuali nel completare i compiti assegnati e incoraggiare gli altri.

Ma una cosa è veramente importante, chiedetevi sempre prima di cominciare: sono sicuro di affrontare questo progetto di costruzione? Ne vale la pena o ci sono soluzioni più efficaci?

Enrico Perversi

 

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su La Rivista, mensile della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera.

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