Il Dream Team è un sogno?

Siamo tutti in qualche modo coinvolti nelle vicende del calcio, il nostro “sport nazionale”: si sentono allenatori parlare dell’importanza del collettivo, di come la squadra abbia la priorità rispetto ai singoli anche se dotati di talento. Spesso la mancanza di risultati viene imputata ad un funzionamento carente del team: questo avviene, per esempio, quando formazioni minori riescono ad aver ragione di compagini composte da celebrati e super pagati campioni. L’analogia con l’azienda si propone immediata, quali sono le cose che un allenatore, o il leader, deve curare, quali sono le disfunzioni che fanno naufragare una squadra? Patrick Lencioni, consulente statunitense propone un modello semplice e chiaro..

  1. La fiducia sta al cuore di un team efficace ed unito, tutti devono essere sicuri che le intenzioni dei colleghi siano buone, tutti devono potersi sentire liberi di ammettere un errore o una debolezza senza pensare che possano essere usate contro di loro. Questo tipo di fiducia è difficile da costruire perché le persone di successo sono educate ad essere competitive rispetto ai pari, tuttavia questa è una condizione imprescindibile perché permette di evitare la seconda possibile disfunzione, la paura del conflitto.
  2. Tutte le relazioni importanti dal matrimonio all’amicizia, e quindi anche al business, nascono e sono durature grazie ad un conflitto produttivo basato sui contenuti evitando attacchi personali. L’unico scopo di un conflitto produttivo è ottenere la migliore soluzione nel più breve tempo possibile, evitarlo per non ferire la sensibilità di altri membri non fa che generare tensione, la necessità di tornare più volte sullo stesso argomento, il crearsi di fazioni e lotte intestine e, non ultimo, riunioni noiose e politiche.
  3. Anche in questo caso un conflitto non risolto positivamente apre la porta al terzo pericolo, la mancanza di impegno per mancanza di chiarezza e di adesione. Il consenso ricercato a tutti i costi crea una palude in cui l’azione si perde ed affonda, una decisione anche rischiosa è sempre meglio di una non decisione, molte volte è necessario procedere anche si non si ha la certezza del successo. Un team che si impegna fa chiarezza sulla direzione e sulle priorità e fa fronte comune rispetto agli obiettivi collettivi.
  4. La disfunzione derivante immediatamente da una mancanza di impegno dei membri della squadra è la fuga dalla responsabilità e quindi standard di prestazioni mediocri, scadenze mancate, risentimenti sotterranei di chi ritiene di aver fatto il proprio compito con cura. L’essenza del problema è la riluttanza dei membri ad accettare il disagio di riprendere un collega per il suo comportamento non in linea con quanto richiesto o ad affrontare conversazioni difficili. In sostanza tutti si devono sentire spronati dal rispetto verso il team.
  5. Infine l’assenza di responsabilità inevitabilmente porta i membri di una squadra a spostare l’attenzione dai risultati collettivi alle proprie esigenze personali, l’ultimo pericolo e anche quello definitivo perché l’obiettivo comune è la ragione di esistenza del team. In questo caso non si realizza crescita, la concorrenza guadagna terreno, si perdono i dipendenti migliori, la motivazione e la coesione cedono il passo al conflitto interpersonale. Spesso il leader viene rimosso ed il successore comincia a formare una squadra diversa.

Risulta facile verificare in ambito professionale o sportivo che in una squadra vincente i membri si fidano l’uno dell’altro, si impegnano in un conflitto non filtrato sulle idee, si dedicano a definire ed attuare decisioni e piani di lavoro, si ritengono vicendevolmente responsabili di remare contro questi piani ed infine si concentrano sull’ottenimento dei risultati collettivi. Molto facile a dirsi molto meno a farsi, infatti se ci guardiamo intorno vediamo molti esempi negativi, spesso la squadra non riesce a mantenere nel tempo lo stesso livello di prestazioni. Cercando una spiegazione a questi fenomeni Peter Drucker rese popolare un’altra metafora per descrivere il team ideale, quella del gruppo jazz, dove viene richiesta una costante improvvisazione ed attenzione alle attività, capacità e competenze degli altri membri. L’adattabilità e la creatività sono quindi altri requisiti necessari come alternativa alla rigida pianificazione o al tentativo di anticipare ogni possibile scenario decisamente difficili da realizzare.

Come dire: squadra che vince non si cambia…… purché i membri siano pronti ad evolvere.

 

Affrontiamo spesso situazioni aziendali in cui l'ambiente non rende al massimo, ove le persone non collaborano pienamente per il successo dell'impresa. Spesso ciò dipende da questioni personali, talvolta invece le cause sono organizzative e coinvolgono i processi di lavoro o l'esercizio della leadership.

Ciò compromette i risultati, e richiede interventi specifici per individuare e risolvere le cause della situazione. Con interventi di coaching aiutiamo i singoli e i gruppi, con il programma Sestante agiamo più profondamente sulle persone e sulle loro modalità di lavoro: quando poi si gestiscono progetti per l'innovazione di prodotto/servizio o organizzativa, la metodologia Scrum fornisce contributi decisivi per garantire le migliori condizioni di lavoro. In questo caso moduli e-learning o di formazione blended (Scrum-Mania) aiutano a fornire a tutti le migliori competenze.

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Enrico Perversi

 

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su La Rivista mensile della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera. Chi volesse, può consultarlo in originale on-line.

Lo riproponiamo, in considerazione del fatto che l’efficacia del lavoro di squadra è alla base del nostro programma di intervento Sestante, ed è altresì uno degli importanti risultati che si ottengono adottando la metodologia di project management Scrum, che proponiamo con appositi moduli e-learning e con il programma blended Scrum-Mania.