Non studiare da solo, connettiti!!
Le comunità di pratica e l’interazione sociale sostenute dalle nuove tecnologie sono la fonte della conoscenza in azienda
Da pochi anni sta avvenendo una radicale trasformazione nel concetto di formazione in gran parte dovuto alle nuove tecnologie che consentono la connessione e l’interazione anche tra persone molto distanti tra loro. La formazione non è più mirata all’acquisizione di capacità e competenze specifiche ma ha l’obiettivo di contribuire allo sviluppo del dipendente per costruire figure efficienti in grado di contribuire al successo dell’organizzazione a lungo termine.
Aberdeen Group ha svolto nel 2015 un’indagine sulle metodologie formative, e relative modalità di erogazione, di 322 organizzazioni distribuite in tutto il mondo giungendo alla conclusione che l’apprendimento reale avviene durante il processo di “conoscenza organizzativa”. Tale definizione, creata dai ricercatori Nonaka e Takeuchi, si riferisce alla capacità dell’azienda nel suo complesso di creare nuove competenze e capacità, diffonderle attraverso l’organizzazione e incarnarle nei propri prodotti, servizi e sistemi.
Come avviene? La conoscenza nasce a livello individuale, viene dapprima interiorizzata per essere poi esteriorizzata attraverso la socializzazione con altre persone. Questo nuovo sapere si coniuga con quello esistente di coloro ai quali il singolo individuo lo ha trasmesso. L’ultimo passo del processo avviene quando la conoscenza tacita viene convertita in esplicita sotto forma di documenti o altri supporti tangibili. Tale processo continua potenzialmente all’infinito.
Ma i ricercatori hanno anche utilizzato i dati raccolti per definire quattro categorie formative su cui le aziende dovrebbero concentrarsi e lavorare in maniera differenziata. La prima è la formazione esperienziale, pari al 40% del totale, cioè quella che ha luogo in ambito lavorativo, dalla semplice esecuzione delle attività lavorative oppure attraverso la partecipazione a progetti interfunzionali, interazioni con clienti o la rotazione delle mansioni.
La seconda e la terza rappresentano la formazione sociale, pari al 35% del totale, suddivisa equamente in referenziale, cioè derivante da feedback, coaching e mentoring da parte di manager o leader, e relazionale, cioè raggiunta attraverso il contatto con manager o pari in contesti sociali partecipando ad attività. Ad esempio attraverso le comunità di pratica, la condivisione della conoscenza, la collaborazione, i social network.
L’ultima categoria è la cosiddetta formazione formale, pari al 25% del totale, consiste in corsi tradizionali e contenuti prescritti offerti in aula oppure online.
Questa fotografia della realtà dimostra che l’apprendimento si svolge nel contesto lavorativo anziché in situazioni formative formali. Gli investimenti in tecnologie a supporto diventano perciò indispensabili perché velocizzano il processo formativo facendo affiorare la conoscenza in modo più rapido ed efficiente e permettendo di capitalizzare i contenuti creati al proprio interno. Quante aziende lo fanno? I dati mostrano che quelle che stanno iniziando a pensare alla formazione in modo più interconnesso e partecipativo usando la tecnologia sono meglio posizionate sul mercato rispetto a quelle ancorate a modalità tradizionali.
Tuttavia la strada da percorrere è ancora lunga, per esempio la maggior parte dei contenuti di eLearning è progettata, realizzata, offerta e gestita con un sistema centralizzato sotto forma di pacchetti statici di corsi o moduli online, l’attenzione non è praticamente mai rivolta all’aspetto social della formazione ma più che sui contenuti statici la formazione deve focalizzarsi sulle persone.
L’apprendimento è collaborativo per natura e le organizzazioni devono assicurarsi che i dipendenti abbiano accesso agli esperti in materia ed ai contenuti necessari a svolgere le proprie mansioni, anche perché, trovando modi per connettere ed archiviare le esperienze formative, le organizzazioni saranno più agevolate nello sviluppare il talento dei futuri leader dell’azienda.
Alcune aziende non si limitano ad adottare piattaforme per la formazione social con l’obiettivo di fornire alla forza lavoro la possibilità di creare e condividere contenuti ma, in maniera coerente, incentivano i dipendenti alla generazione promuovendo attivamente la cultura della formazione continua e della condivisione.
Questa sembra essere la strada del futuro, scambiarsi documenti, dati, video quasi istantaneamente e tutti insieme contribuire al nuovo che verrà. Io vivo da qualche anno una esperienza per me entusiasmante in una comunità di pratica di coaching dove mi incontro 6 volte l’anno con dei colleghi per scambiarci esperienze, condividere conoscenze e contaminare con il diverso la nostra realtà individuale. É una situazione magnifica ed arricchente, adesso ci stiamo ponendo il quesito di come usare le tecnologie al meglio per progredire ulteriormente.
Mi sono reso conto che quando desidero oppure ho la necessità di approfondire qualcosa pongo il tema nelle nostre riunioni e ricevo sempre risposte molto soddisfacenti e qualche volta inaspettate.
Enrico Perversi
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su La Rivista, mensile della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera.
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