Non ho tempo neanche di respirare…

Il nostro respiro ci aiuta a sviluppare l’attenzione momento per momento migliorando efficacia, creatività e concentrazione

Mi è successo di provare una sensazione intensa di stupore, presenza e chiarezza di fronte a spettacoli naturali imponenti, credo che sia comune a molti. Rimanere parecchi minuti a guardare un 8.000 in Himalaya oppure le dune rosse al tramonto oppure il ghiacciaio Perito Moreno che si rompe nel lago Argentino è considerata un’esperienza indimenticabile e viva, qualche volta succede pure che registriamo nei dettagli le nostre sensazioni fisiche quali calma, attenzione, concentrazione, percezione.

 

Perché non ci succede la stessa cosa tutti i giorni con il prato fuori casa o le nuvole in cielo? Perché un pasto in un ristorante tre stelle con uno chef famoso ci rimane impresso mentre una pietanza preparata con ingredienti freschi e naturali da un nostro congiunto viene considerata normale tanto da non ricordarcene dopo pochi giorni?

La risposta è molto semplice, gli eventi straordinari catturano la nostra attenzione e ci rendono consapevoli di quello che vediamo o addirittura di quello che proviamo, in quel momento siamo lì e questo ci dà chiarezza e calma che però ci servirebbero sempre, soprattutto nel quotidiano mentre lavoriamo interagendo con altri.

 

La meditazione consapevole è un allenamento della mente non solo all’attenzione ma anche all’attenzione dell’attenzione cioè a rendersi conto che la propria mente si è distratta e sta vagando, questo è importante perché è il segreto della concentrazione vale a dire la continuità nell’attenzione.

La meditazione parte dall’esprimere un’intenzione perché questo aiuta a creare un abito mentale che ripetuto più volte la trasforma in una abitudine spontanea che guida il comportamento, il passo successivo è seguire il proprio respiro che cattura l’attenzione generando calma e concentrazione, fino a che la mente si distrae seguendo pensieri, preoccupazioni, progetti. Appena ci si rende conto di questo è necessario rifocalizzare l’attenzione sul processo di respirazione con pazienza e gentilezza avendo cura di sé stessi. La meditazione consiste quindi nel concentrarsi sul processo di respirazione.

L’analogia di questo allenamento con quello fisico è immediata: così come flettere i bicipiti in palestra aumenta la forza muscolare, così riportare l’attenzione alla respirazione dopo aver divagato con la mente rafforza la crescita e lo sviluppo dei “muscoli” mentali verso la consapevolezza. Distrarsi quindi non è un errore ma una cosa naturale che consente il miglioramento, un processo molto semplice, al limite del banale, tuttavia con implicazioni importanti.

 

La meditazione nasce dalla tradizione buddista ma ha riscontri scientifici solidissimi, due neuroscienziati quali Richard Davidson e Jon Kabat Zinn hanno provato in ambienti di lavoro che dopo otto settimane di training era sensibilmente diminuito il livello di ansia e di stress dei soggetti impegnati; un altro studio ha dimostrato un netto miglioramento dell’attentional blink vale a dire l’efficienza operativa del cervello; attraverso la risonanza magnetica è stata definita una correlazione stretta tra meditazione e ispessimento della neocorteccia vale a dire l’area cerebrale preposta alla percezione sensoriale e all’attenzione; infine è stato rilevato un sensibile incremento della risposta immunitaria.

 

La meditazione consapevole genera quindi benessere nell’individuo che si prende cura di sé e migliora la propria prestazione, tuttavia ha una grande utilità anche nel rapporto con gli altri in quanto favorisce l’ascolto vero, la comprensione profonda. Siamo tutti oppressi dalla connessione continua, il multitasking è un’abitudine di molti, in questo contesto spesso non prestiamo attenzione ad un collega che ci chiede aiuto, capita che si generino conflitti senza che le due parti abbiano chiaramente espresso le loro posizioni, si fanno riunioni (magari di team building) con un occhio allo smartphone.

Ecco perché la meditazione è entrata in azienda, ormai non è più solo un esperimento avanzato di poche società innovative, esiste un’ampia casistica che comprende decine di società quali Apple, AstraZeneca, Basf, General Motors, Google, Huffington Post, IBM, McKinsey, Procter&Gamble, Sap, Toyota, Unilever, Volvo, e la lista potrebbe continuare oltre il limite del noioso.

 

Una sola avvertenza, viene chiamata Mindfulness; per completezza diciamo allora che la parola tibetana per meditazione è Gom e significa “familiarizzare o abituare”, mentre in lingua pali, usata nei primi testi buddisti 26 secoli fa, il termine è Bhavana cioè “coltivare” come in agricoltura.

 

Enrico Perversi

 

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su La Rivista, mensile della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera. Chi volesse, può consultarlo in originale on-line.

Lo riproponiamo, in considerazione del fatto che la Mindfulness è un elemento di due nostri programmi di intervento, che chiamiamo  “La squadra efficace” e “Sestante”. Abbiamo infatti constatato che aiutano l’azienda a migliorare non solo il benessere personale dei collaboratori ma anche la capacità delle squadre di interagire al meglio nei rapporti sia interni sia esterni, ottenendo risultati migliori.

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